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Hannah: Charlotte Rampling splendida protagonista (premiata) in un dramma intelligentissimo dell’abile Andrea Pallaoro

di Romolo Ricapito

  Hannah, diretto da Andrea Pallaoro, è completamente incentrato sulla protagonista, Charlotte Rampling, premiata con la Coppa Volpi all’ultima Mostra del Cinema di Venezia.

Trattasi di una pellicola che scava nell’animo di una donna ormai nella terza età,  privata del marito perché costui è, per misteriosi motivi, messo in prigione.
La quotidianità di Hannah non si altera, ossia ella continua, come prima, una vita regolata da precise scansioni: il lavoro da governante nella villa di una ricca famiglia con bambino affetto da disabilità (Nicolas)  l’accudimento del  suo cane, le visite ad André (il marito) e le attività ludico-culturali riguardanti la passione per la recitazione, gli esercizi di di training autogeno etc.
Lo scavo della sceneggiatura esamina a fondo tutto quello che la protagonista fa.
Siamo in un paese francofono (il film è girato in Belgio e in parte in Francia) e Hannah abita in una casa borghese un po’ retro  che cura personalmente nei minimi dettagli, occupandosi oltre al cane di famiglia, anche di fiori e  piante.
Il fascino del film risiede nelle  inquadrature che sfogliano come in un album minimale  tutto ciò che accade:  l’impegno,ad esempio, con il quale Hannah toglie le foglie appassite da una pianta appoggiata nel lavandino, oppure i suoi sforzi nel fare mangiare il cane di compagnia che rifiuta il cibo perché gli manca il padrone di casa.
Hannah  lava  l’amato quattrozampe nella vasca da bagno, lo asciuga col phon.
Osserviamola, ancora, mentre pulisce l’enorme vetrata nel  soggiorno della villa nella quale lavora.
La giovane signora presso cui presta servizio  le regala due abiti in buone condizioni, smessi.
Hannah li gradisce, o sorride solo per cortesia?
Ancora: Hannah che massaggia il marito nella prima parte, alle spalle, e alla quale il piccolo Nicolas chiede di grattargli la testa.
Tanti  gli indizi disseminati che il pubblico deve raccogliere: una macchia d’umido del soffitto, causata dai giochi discoli del bambino del piano di sopra con gli amichetti, si rivelerà verso il finale come un viatico per una scoperta fondamentale.
Quando un operaio è chiamato a verificare i danni dell’umidità , Hannah troverà dietro un vecchio armadio una misteriosa busta.
Ma che cosa ha combinato il marito? Perché Michelle, il figlio di Hannah, rifiuta di riceverla e di  farle vedere il nipotino?
E, ancora: per quale motivo la donna viene cacciata dalla piscina dove va a nuotare nel tempo libero?
Non si tratta di un thriller, ma di elementi che lo spettatore deve collegare per farsi un’idea di cosa può essere successo di grave. Lei non sorride mai, ma non si lascia andare nelle sue traversie  e continua la vita di tutti i giorni con indefessa grinta, mentre tutto (appunto)  sembra crollare.
Il film appare  minimalista ma la perfezione della trama e della regia di Andrea Pallaoro si evidenziano  dal fatto che nulla è lasciato al caso.
Il gioco, o il puzzle, si ricompone e si ammira se abbiamo però  la pazienza di seguire attentamente una sceneggiatura priva di fronzoli, scarna, ma che si collega perfettamente alle immagini . Esse, scena dopo scena, ricompongono un tutt’uno, mentre la straordinaria abilità della Rampling a rendere il suo personaggio ci comunica calore e affetto.
Eccola seguita alla spalle mentre esce dalla metropolitana e scende dalla scala mobile. Mentre, ancora prima, prepara attenta e amorevole una torta alla crema per il compleanno del nipotino.
Gli affetti ad Hannah si negano, per forza maggiore e per azioni altrui che vogliono isolarla dalla realtà e dal contesto civile,
Fortunatamente la donna ha fegato nell’affrontare le tante difficoltà.
Si parlava di perfezione della sceneggiatura minimale all’interno della quale niente è lasciato al caso.
E così mentre la mamma del piccolo Nicolas, il piccolo disabile che Hannah assiste, legge al bambino la notizia di una balena spiaggiata, più avanti in una scena ariosa e fondamentale, Hannah andrà a visitare  il cetaceo.
E così via.
Nella metropolitana Hannah incontra in differenti tempistiche due persone di colore di sesso diverso. Una bimba down è ospitata momentaneamente nell’ingresso di casa assieme al  suo giovane papà. Che significati o a cosa sono utili queste presenze va lasciato al giudizio allo spettatore.
L’interpretazione di Charlotte Rampling, molto fisica e nello stesso tempo introspettiva, è splendida per classe ed eleganza.
Splendida, anche, è  la regia di Andrea Pallaoro, mentre la raffinatezza dell’insieme è data da una sobrietà apparente, che però è voluta e calcolata sin nei minimi particolari, in pratica “studiata” per farla apparire casuale.
19 febbraio 2018

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