Sei qui
Home > Cultura > Piccolo Teatro di Bari. Tutto esaurito per Jarche Jalde: deciso un altro fine settimana di repliche

Piccolo Teatro di Bari. Tutto esaurito per Jarche Jalde: deciso un altro fine settimana di repliche

Jarche Jalde 
di Romolo Ricapito
 

 

Al Piccolo Teatro di Bari è andata in scena la penultima delle repliche dello spettacolo Jarche Jalde, per la regia del compianto Eugenio D’Attoma.
Il grande afflusso di spettatori però   ha fatto sì che alla fine della rappresentazione fossero decise due ulteriori repliche (fuori programma) per la prossima settimana (24-25 febbraio) onde esaudire le richieste di un pubblico sempre più crescente.
La soddisfazione di Nietta Tempesta, vedova di D’Attoma e attrice dello  spettacolo è stata evidente tanto che nel ringraziare il pubblico alla fine delle rappresentazione si è detta gioiosamente stupita che dopo ben 43 anni Jarche Jalde continui ad interessare sempre nuovi spettatori.
In sala erano presenti anche alcuni bambini, dunque la Tempesta  ha detto che la personificazione  della natività finale (di Gesù Bambino) rappresenta un interessante quadretto assai  gradito ai più piccoli.
Gli altri interpreti della Compagnia Piccola Ribalta sono:
Franco Spadaro – Daniela Pellicciaro – Silvia Cuccovillo – Giuseppe De Trizio Dario Diana Diana – Mariano Leone – Roberto Romeo. .
L’inizio della pièce propone l’interno di un cortile situato nella città vecchia di Bari dove sei personaggi (tre uomini e tre donne) si dedicano a degli stornelli.
Uno di essi è un pescatore, le donne invece lavorano la pasta o si  dedicano ad altre tipiche faccende del borgo.
Il parterre femminile, capitanato da Nietta Tempesta, in gonna lunga e camicia bianca, sforna stornelli irriverenti, spiritosi e salaci .
Essi sono la rappresentazione dello spirito, o spiritello, gioioso  che schernisce situazioni quotidiane per rendere la vita meno amara.
C’è anche una certa aggressività che cela la  messa alla berlina, o una critica, ai difetti di alcuni abitanti della città antica.
Essa infatti è popolata, anzi  arricchita, da personaggi curiosi che  aumentano  il folklore già presente.
La gestualità femminile è basilare, ad esempio con l’agitare delle gonne, mentre gli uomini sono più statici a causa della virilità da esibire.
La parte maschile narra altri aneddoti, come quello  di un “mariuolo“, o ladruncolo, che giustifica la sua “professione” messa in discussione da un derubato particolarmente restio ad essere sua vittima sacrificale.
Ma successivamente è anche presente  il pianto, rappresentativo del dolore del lutto.
Una vedova anziana, en travesti, ovvero impersonata da un attore, fa il panegirico del marito appena scomparso, mentre una donna del popolo (Nietta ) ne è la consolatrice.

Nietta Tempesta
Il compiangere l’estinto con lodi esagerate diventa di contro una critica spietata allo stesso che scatena le risate del pubblico. Mentre due donne, sedute e che assistono alla veglia,  fanno dei discorsi che parlano di denaro, il che testimonia come  dopotutto la vita va sempre avanti.
Tra l’altro la vedova denuncia  il fatto che   il marito fosse anche un gran  manesco: le ha lasciato in testa numerosi bernoccoli.
 In sintesi, ci troviamo di fronte a un carosello di situazioni e personaggi eterogeneo e la cui diversità spicca man mano che il lavoro prosegue.
Un altro mestiere antico, l’aggiustatore di scarpe (calzolaio) viene rappresentato agli spettatori mentre l’attrice Tempesta impersona una sua cliente; costei reca con sé una rosa rossa.
Lei canta:la scarpetta mi va stretta me la vuoi allargare?
Lui risponde di sì. E’ evidente il doppio senso che può ricordare la canzone di Carosone La pansè.
Ma trattasi di  scherzo innocente e non volgare, soltanto allusivo.
In un altro quadretto, Nietta nei panni di Maria si dimostra curiosa dei fatti altrui, quelli del borgo dove abita, ma la scena si incupisce diventando qualcosa di drammatico, o meglio di sacro.Una Maddalena (ex prostituta) introduce una rappresentazione in salsa barese del Vangelo.
Lo spettacolo dunque svela un sottofondo: quello religioso, un altro canale cioè  di approfondimento e introspezione.
“Dolore e allegria” è l’ossimoro pronunciato da Nietta (Maria) e che riassume il quadretto.
Tale sezione drammatica regala pathos e il silenzio tombale della platea fa il paio con le risate che hanno popolato gli altri aspetti, diamo così, più ameni.
Il riso e la tragedia dunque risultano riusciti e ampiamente trattati.
Questa parte dello spettacolo è la più approfondita, ovvero quella di maggiore durata.
Dopo la pausa, il secondo atto propone la storia di Cecilia, che come Nietta ci aveva anticipato al telefono è mutuata  dalla Tosca.
Il tutto riprodotto con arrangiamenti e adattamenti in salsa barese. Nietta è la zingara -cantastorie che narra la Storia di Cecilia, raffigurata anche con l’apporto di grandi disegni colorati che vengono disvelati di volta in volta che la gitana racconta i vari episodi della sfortunata protagonista,Cecila appunto, che ha il marito in prigione.
La proposta indecente del Capitano dei Carabinieri, quella di trascorrere una notte d’amore con la donna e che verrà scambiata con la liberazione del coniuge, viene accettata con la benedizione del marito carcerato.
Alla fine della storia, che non sveliamo, la zingara passa tra il pubblico chiedendo un euro.
Ancora più avanti, lo spettacolo recupera l’allegria dell’aneddotica iniziale, con un vecchio nonno che racconta su una panchina a tre personaggi curiosi e attenti le sue imprese di guerra.
Ma l’epifania della pièce di Eugenio D’Attoma avviene con la rappresentazione del Natale che mostra una donna anziana e sofferente (sempre Nietta) dal nome Marietta.
La signora lamenta la tristezza della povertà mentre personaggi più giovani la invitano a santificare la festa tramite l’auspicio di salute e allegria come elementi principali,  diciamo così,  di buon augurio  per affrontare la ricorrenza.
“Quando è festa è festa, per tutti!”
Vince lo  spirito del Natale, della convivialità e della santificazione delle feste, che  ha termine con uno stupendo quadretto, per suggestione e magnificenza, della rappresentazione di Gesù bambino venuto al mondo.
Molto ben coordinati e partecipi tutti gli attori.
18 febbraio 2018

Lascia un commento

Top