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The Greatest Showman: musicaldalle problematiche razziali e sul politically correct ante litteram: riuscito

di Romolo Ricapito

The Greatest Showman diretto da Michael Gracey, uscito sui nostri schermi il 25 dicembre, data insieme astuta e   intelligente, come film d’essai delle feste comandate fa il paio, anzi il tris, con La Ruota delle Meraviglie di Woody Allen e Dickens-L’Uomo che Inventò il Natale .

In questo caso come per Dickens trattasi di un un biopic, romanzato, sulla vita di Phineas Taylor Barnum, inventore dell’omonimo circo.
Hugh Jackman

Il titolo della pellicola riecheggia lo spettacolo che PT Barnum portava in scena, The Greatest Show on Earth (il più grande spettacolo sulla terra).

Come genere, siamo di fronte ad un musical sullo stile di Moulin Rouge di Baz Luhrmann in quanto c’è uno sfondo crepuscolare (fotografia, tematiche) che si unisce a musiche e balli vivaci, bene eseguiti e acrobatici, talvolta  forsennati.
Va detto per la cronaca che The Greatest Showman è stato un flop d’incassi negli Usa mentre da noi può considerarsi un grande successo a fronte della cifra di € 1.963.594 al Box Office (al  31-12-2017).

Di Barnum viene ripercorsa l’infanzia tribolata, stile romanzo di Dickens, poi il riscatto col matrimonio : sposa l’amica d’infanzia Charity, ricca e altolocata, mentre poi cerca di farsi strada come imprenditore ottenendo crediti bancari con garanzie farlocche.

Philip (Zac Efron)  e Anne’s (Zendaya) – THE GREATEST SHOWMAN.

Eccolo dunque “ripensare” un museo di attrazioni, ma con contenuti orridi, che è un flop, dunque elaborare un circo che racchiuda l’idea di lavoranti deformi i quali ne  costituiscono l’attrattiva principale.  Ad esempio  la donna barbuta, il giovane nano, l’uomo dal peso enorme, o dall’altezza spropositata, il supertatuato, etc..

Questo insieme di freaks, fenomeni “da baraccone”, viene appunto nobilitato in quanto da persone emarginate dalla società e dalle proprie famiglie PT Barnum  ne fa una rivalutazione, a fini spettacolari e artistici.
Ma la materia è complessa, dunque l’impresario si muove tra il non politically correct, lo sfruttamento della diversità e la sua compensazione tramite l’arte.
Proprio questi temi, controversi, costituiscono il fulcro del film  e l’ambiguità di fondo del personaggio che però fa il pari con l’entusiasmo, la voglia di sovvertire schemi e regole della società da parte dello stesso.
Eccoci in un ambiente ottocentesco che è rappresentato come fortemente razzista e classista, mentre lo stesso Barnum è considerato un paria e un parvenu all’interno della stessa comunità  anche quando diventa ricchissimo e dunque parrebbe ormai  inattaccabile.

Hugh Jackman e Michelle Williams -The Greatest Showman

Rebecca Ferguson
Rebecca Ferguson interpreta Jenny Lind

Una sorta di consacrazione, il protagonista la trova nella vecchia Europa, più evoluta nei costumi, addirittura presso la corte della Regina Vittoria, che ospita la sua compagnia di giro incuriosita dalla sua fama, anche se dalla natura dibattuta e discussa.

Va detto che Hugh Jackman nel ruolo di Barnum è molto bravo perché rende il personaggio egregiamente  anche nelle numerose sequenze di danza, che diventa come accennato acrobatica, dunque nei fatti risulta molto impegnativa.
Le scene di ballo e canto sono concentrate soprattutto all’inizio, ma sono poi spalmate intelligentemente per tutto il film, coinvolgendo anche Zac Efron che, venendo dal musical, è perfetto nella parte di attore-danzatore (impersona Philip Carlyle, un commediografo trasgressivo e di famiglia ricca, reclutato perché facente parte del mondo “sovversivo” che tanto piaceva  a  Barnum).

Il personaggio interpretato da Efron è accattivante, ma

 Michelle Williams 
Hugh Jackman e Michelle Williams

nella parte della signora Barnum, Charity, è una straordinaria partner per Jackman, così come le due piccole attrici che impersonano le figlie della coppia: hanno anch’esse un ruolo   rilevante.
La fotografia scura, lussuosa, si abbina  ad  interni eleganti e monumentali che rappresentano la casa di Barnum al culmine della fortuna economica, quella della famiglia di origine di Charity composta da ricchi sprezzanti etc.

Il film regge anche perché il binomio razzismo-spregiudicatezza unito al politically correct che può essere sovvertito e interpretato in molte maniere è attuale anche nell’ America di oggi (l’ambientazione è a New York).
L’opera poi introduce altri personaggi interessanti come quello interpretato da Rebecca Ferguson,  una cantante di musica “leggera” (Jenny Lind) dalla voce da usignolo che costituirà la terza incomoda nel ménage matrimoniale dei Barnum e, per par condicio, c’è la mulatta Anne Wheeler  interpretata da Zendaya . E’ la donna della quale Carlyle (Zac Efron) si innamora sin dal primo tempo del film.
Viene in mente anche il riferimento all’attualità, quella  del principe Harry che si è legato all’attrice americana Meghan Markle, con ascendenze afro.
Tornando a noi, The Greatest Showman è un film d’epoca e di costume che come già detto costituisce un ponte tra passato e futuro, ma soprattutto tra passato e presente.

La canzone This Is Me cantata da

Keala Settle 
Keala Settle interpreta la donna Barbuta

è candidata ai Golden Globe e sicuramente lo sarà anche agli Oscar 2018. La Settle è perfetta nel complesso ruolo della “donna barbuta”, Lettie Lutz.

Il regista Michael Gracey, australiano, fa qui il suo straordinario debutto come cineasta, mentre finora aveva svolto la professione di artista visuale anche per la televisione.
2 gennaio 2018

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