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Richard II di Shakesperare al Teatro Petruzzelli:  Maddalena Crippa “transgender” di successo con la nobile regia di Peter Stein

richardll con Maddalena crippa
di Romolo Ricapito
Al Teatro Petruzzelli il 22 e 23 novembre doppia serata per Richard II di William Shakespeare nell’allestimento di Peter  Stein, che ne ha curato oltre alla regia anche la riduzione.

Nel ruolo principale, quello del re, Maddalena Crippa.
Trattasi di una messa in scena fastosa, anche se sobria, per costumi (di Anna Maria Heinrich) e arredi, costituiti da geometrie rettangolari.
La scena di apertura è splendida col re Riccardo II e alcuni dei  suoi accoliti in abito bianco. Maddalena Crippa indossa un paio dii stivali marroni, mentre gli abiti di due “contendenti”, un accusatore e il suo accusato, sono di stoffe vivacemente  colorate.
Un po’ di incertezza almeno iniziale nella diffusione della voce, come ci ha confermato  nella pausa tra il primo e il  secondo atto   una spettatrice abbonata alla “Prosa” che si trovava nell’ultima parte della platea.
Le rivendicazioni tra i due “contendenti” che sono  Bolingbroke e Mowbray avviano una serie di accuse anche di tradimenti.
Di mezzo c’è  Thomas, duca di Glouchester, ucciso o scomparso.
Richard e la sua piccola corte maschile costituiscono dei personaggi ieratici a fronte del movimento degli altri due.
Il guanto lanciato per terra per sfida e che introduce i duelli è un gesto che si ripeterà in corso d’opera.
Tale guanto è l’espressione delle faide, o delle contese, che vengono gestite in prima persona da Richard II.
Il sentimento dell’onore è totalizzante e supera tutti gli altri. Non esiste alcun amore, ma odio allo stato grezzo.
“Non siamo nati per pregare ma per comandare”: ma al di là della trasposizione di Stein, si avverte chiaramente come  la cosa migliore sia  proprio la regia che per inventiva e talento sopravanza anche la recitazione, seppure intensa.
Degli abiti colpiscono i lunghi trench lunghi alla “Giorgio Armani” ma soprattutto il trench  in pelle rosso-amaranto che contraddistingue il potere, quello di Riccardo II.
L’esilio per “10 estati” è la pena comminata dal monarca al cugino Bolingbroke, futuro re, mentre la condanna all’esilio perpetuo che equivale alla morte va a Mowbray, duca di Norfolk.
Il sovrano risoluto nelle sue decisioni si compiace della sua “benevolenza” quando riduce la pena per il cugino da 10 estati a 6 inverni.
I momenti di relax comprendono i complotti di corte mentre l’empietà consapevole di Richard include  la consapevolezza che essa dipende da un sistema atavico, basato sul totalitarismo e l’ereditarietà, senza particolari meriti.richard ll
Questa prepotenza, diciamo così, insita nel dna di sangue reale vedrà più avanti il paragone tra l’assolutismo della ricchezza e la libertà di un mendicante che però essendo indigente non può  essere comunque libero.
C’è una fuga in Irlanda di Richard e la realizzazione da parte sua, ma anche della corte, che egli è un personaggio amato ma parimenti odiato.
“Ho bisogno di amici” è un momento di realtà, o iperrealtà, nella quale il re si dimostra indifeso.
Sussiste nonostante tutto una certa pesantezza nella fruizione dell’intero spettacolo, reso alla portata di tutti grazia a una semplificazione dialettica del testo, ma la rappresentazione  però rimane uno show per pochi, ovvero è impossibile mantenere desta l’attenzione per le quasi tre ore. Lo svuotamento della platea ( anche se parziale) prima della fine è la testimonianza del fatto che le tre ore, sia pure rese attraenti dai particolari, non sono rette da tutti.
A questo punto tra i difetti va annesso quello di una non semplificazione della messa in scena, troppo barocca pure se   esemplificata nel linguaggio diretto.
La morte del duca di Gouchester fa osservare un cambio di  scena, con una sorta di processo e il lancio di nuovi guanti di  sfida.
Questa gestualità reiterata testimonia una cultura incentrata appunto sul simbolismo di  certe azioni.
L’assenza  sul paloscenico di Richard è motivata dalla “scelta”di un nuovo erede.
maddalena CrippaA questo punto la recitazione di Richard-Maddalena Crippa si   fa icastica e assieme ironica.
Il silenzio intenso che circonda le sue parole è quello della rivelazione e dell’importanza data a tale rivelazione.
Il gesto, ancora, della corona imposta sulla testa del successore, ovvero del cugino Bollinbroke, che  tra poco sarà Henry IV, è importante.
L’oggetto d’oro (la corona) trattenuto dalle mani dei due personaggi e poi ripreso dal regnante che lo reindossa indica le pene del ruolo: esse rimangono al di là del cambio tra i due sovrani, quello che lascia e colui che si insedia.
Tale momento del “cambio di ruolo” è fondamentale nell’intera rappresentazione: solenne, ma nello stesso tempo lieve,perché racchiude il senso dell’intera opera.
La rinuncia per fare posto ad Enrico IV (Henry) è l’atto sublime che contraddistingue il cupio dissolvi del sovrano deposto, le sue dissolutezze contenute in un foglio fatale.
Dopo un’evocazione religiosa, il protagonista ritorna femminile nella voce e nella gestualità.
La femminilità qui messa in luce dalla Crippa  è evocativa del registro   adottato, quello uomo-donna che rispetto al testo classico mostra la fragilità di Richard, attingendo alla sua parte “femminile”.
Maddalena Crippa si avvale della  sua ultratrentennale esperienza di raffinata teatrante.
Il cahier de doléance spezzato in mille frammenti, prima del congedo, rivendica il suo valore in contrasto al ruolo usurpato.

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