Saw Legacy: supera la prova come horror di buona fattura ma in America l’hanno giudicato brutto mentre in Italia… Cinema 17 Novembre 201717 Novembre 2017 di Romolo Ricapito Saw Legacy è l’ennesimo horror della serie Saw l’Enigmista e in Italia la prima settimana di programmazione si è attestato al secondo posto degli incassi generali. Un risultato eccellente, destinato però a decadere in brevissimo tempo, in parte per l’arrivo di Auguri per la tua morte, ricercatissimo per trama e interpreti, che ha sfondato negli Stati Uniti e pure da noi. Ma in parte anche perché c’è da considerare che gli horror hanno un pubblico limitato: la maggior parte degli spettatori adulti che si recano al cinema non mette piede nelle sale dove essi sono proiettati. Dunque i fans rimangono i ragazzi, cioè i giovanissimi sino ai 30 anni : sono quelli che popolano le multisale per questo Saw Legacy, prodotto comunque di tutto rispetto. Infatti riesce ad avvincere e in parte ancora a stupire, ma va detto: bisogna essere fan della saga . La regia è dei Brothers Spierig (Michael e Peter). La sostanza è che anche in questo episodio vediamo inizialmente imprigionati degli “ospiti” dell’Enigmista in oscure e scalcinate stanze-garage con una sorta di secchi per il lavaggio dei pavimenti calati in in testa e una catena che li collega a una trappola fatta di rotelle di metallo acuminate. Naturalmente per salvarsi dovranno risolvere una serie di quiz, o meglio, difficoltose prove atte ad uscire dalle torture inflitte . Esse sono mortali, ma…sopravvivendo si è sottoposti ad altro (di peggio) ancora. E ancora etc. fino alle più estreme conseguenze. Va detto che questo è l’episodio più “immorale” della saga perché non c’è via di scampo per chi finisce nelle grinfie di Jigsaw. Ma trattasi veramente dell’originale, ovvero di John Kramer, morto dieci anni prima e che nei film successivi ha lasciato come “prosecutori” delle sue orrende gesta alcune delle sue vittime, cioè quelle (poche) che si sono salvate? La presenza dell’anziano attore Tobin Bell, che impersona il killer “originale,” lo ipotizzerebbe, Ma niente è come appare anche perché le vittime sono state scelte tra criminali abituali o donne dall’ambiguo passato. Dunque potrebbe esserci una morale. Jigsaw, l’assassino malato di enigmistica, è un giustiziere ? Insomma una sorta di ribelle “con una causa” capace di mettere ordine laddove la legge non arriva? Niente di tutto questo. Tutto è all’insegna dell’immoralità più…conclamata. Ad esempio il personaggio interpretato da Hannah Emily Anderson, la dottoressa Eleanor, colei che si occupa degli esami necroscopici sulle recenti vittime di Jigsaw, si rivela una fanatica del serial killer: segretamente occupa il tempo libero su internet (e non soltanto ) per studiarne il personaggio. Questo risvolto si espande ad altri caratteri ” ipotizzabili ” che stanno molto in alto. Insomma la tesi del film è che tra assassini, vittime dal passato inconfessabile e istituzioni non esiste alcuna varietà di sorta: tutti delinquenti. Tale assunto, diciamo così, social-filosofico è alla base di una sceneggiatura che vede le mutilazioni dei corpi come divertimento preferito del killer, obbrobri da fare digerire alla platea: volti scarnificati da acidi, gambe troncate da marchingegni infernali, teste tagliate a metà come limoni (e mostrate durante le autopsie) e infine crani suddivisi in stile “spicchi di mandarino” oppure fatti esplodere etc.. Tutta questa violenza è giustificata? In parte si vuole fare dello spettacolo sugli effetti, o effettacci speciali.E quando il pubblico è stufo, imbastire un thriller che spieghi tutta la trama per renderla credibile. Ma non ci si riesce, perché le spiegazioni sono soltanto finali e accentrate. Infine si ricostruisce il passato di Jigsaw (l’originale) aggiungendo motivazioni e personaggi a trame dei primi episodi. E non a caso questi nuovi volti non comparivano nei film che diedero il via alla saga, ma sono presenti in quest’ultimo. Insomma occorre fare i salti mortali per aggiornare una trama che in alcuni momenti diventa seccante, incentrata così com’è sulle solite trappole stile collare, oppure quelle che ingabbiano tutta la testa etc. C’è da dire che negli Usa il film, appena uscito, è vietato ai minori di 18 anni (fatto raro ormai) perché giudicato eccessivamente grandguignolesco. Negative quindi le recensioni per questa coproduzione Usa-Canada. Tra i tanti personaggi, scelti tra attori poco noti ( come è d’uopo per questi film) è interessante quello di Anna, interpretata dalla canadese Laura Vandervoot. La Vandervoot interpreta un personaggio alla Annamaria Franzoni che non è proprio nelle grazie dell’Enigmista. 16/11/07