
di Romolo Ricapito

Il palazzo del Vicerè è un film storico-biografico co-prodotto da Gran Bretagna e India e diretto dalla regista indiana Gurinder Chadha.

Le due ragazze sono più o meno coetanee : ma Aalia è stata ” promessa sposa” dall’anziano padre ad un uomo di sua fiducia e nella logica di questa tradizione familiare la giovane vi si adatta docilmente, anche se controvoglia.
Edwina, moglie di Mountbatten (Gillian Anderson) sembra il personaggio più illuminato: si rende conto che dopo 300 anni di dominio inglese la nazione indiana è formata quasi totalmente da analfabeti e la moria di bambini è spaventosamente elevata..
Lord Mountbatten interpretato da Hugh Bonneville si mantiene su posizioni più istituzionali, manovrato come un fantoccio dalla Nazione a cui appartiene.
E poi ci sono le divisioni tra indiani per etnie, le ambizioni di separatismo del Pakistan, l’insofferenza verso gli inglesi visti ormai come invasori e infine la partizione, ovvero la separazione tra nazioni decisa dall’alto che per il Mahatma Gandhi ( compare nel film assieme ad altri personaggi in vista dell’India e del Pakistan) sarà causa di sofferenze.

E’ chiaro che l’opera, fastosa e ben curata , si appresta per l’allestimento e lo sforzo degli sceneggiatori (tra cui la stessa regista) ad essere apprezzata (e recepita) dal pubblico.

Infatti la regista-sceneggiatrice impone e si impone il rigore della rappresentazione che deve necessariamente essere impostata come un prodotto artistico se non eccellente e impeccabile, almeno di evidente sforzo, qualità e impegno.
Ad avere a meglio sono gli attori indiani, ovvero i protagonisti della love story, interpretati da Huma Kureshi e Manish Dayal.