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Incassi abbastanza deludenti  nelle sale italiane per Leatherface. Negli Usa uscirà il 20 ottobre prossimo

di Romolo Ricapito

Leatherface horrorLeatherface, horror di Julien Maury e Alezandre Bustillo (francesi) nonostante il grande battage pubblicitario anticipatorio, ha ricevuto un’accoglienza un po’ fredda nelle sale italiane.

Chi vi parla ha visto il film di mercoledì allo spettacolo delle 16 in una multisala, come unico spettatore.
Programmato da alcuni cinema soltanto all’ultimo orario, quasi alle 23, o al primo pomeridiano, questo prequel di Non Aprite Quella Porta vede come produttore esecutivo Tobe Hooper, considerato il padre della serie e scomparso a Los Angeles il 26 agosto scorso, addirittura il giorno dopo ( pare) avere assistito all’anteprima.
Comunque Leatherface propone situazioni differenti rispetto al modello, o ai consequenziali sequel.
Innanzitutto può essere considerato anche un road movie perché i protagonisti corrono da una parte all’altra del Texas e dunque le location mostrate sono differenti.
La cupezza della casa madre, quella dei delitti, dei vari fienili e del porcile ( altro luogo topico della serie) è alleggerita.
Ma non è alleggerito l’horror o perlomeno il disgusto.
Il film contiene infatti due sequenza di necrofilia.
La prima, che è anche collegata al sesso, si poteva evitare.
La seconda ricorda incredibilmente il film per il quale Leonardo Di Caprio prese l’Oscar, Revenant -Redivivo. Infatti in quella pellicola Di Caprio si salvava dal morire assiderato nella tempesta di neve uccidendo un animale da pelliccia, scuoiandolo e dormendoci dentro.
Qui i tre giovani fuggitivi (tra i protagonisti del film) si rifugiano nella carcassa di una mucca in avanzato stato di decomposizione.
A parte queste forzature, Leatherface è un film riuscito per due motivi,
Innanzitutto indaga la faccia oscura dell’ America, quella degli adolescenti che deviano dal percorso di vita canonico per sprofondare nell’emarginazione e nel male.
Il film offre una chiave di lettura: questi giovani furono sottratti precedentemente a famiglie indegne, ovvero di spietati criminali.
Tra  i giovani ormai cresciuti  appunto Leatherface, che vuole dire Faccia di Cuoio e il cui vero nome è Jad.
Il ragazzo  in realtà è un buono che ha subito un’educazione malefica da parte della famiglia originaria alla  quale fu sottratto nel 1955, quando, ancora  bambino, era usato per attrarre viandanti innocenti in trappole mortali, oppure a partecipare a  vergognosi delitti. Nei panni di  Leatherface il giovane attore e produttore Julian Kostov.
A spiccare comunque nel numeroso cast è la bravissima Lily Taylor (50 anni, ma nel film è truccata in modo tale da dimostrarne di più) nei panni di Verna Sawyer, la matriarca della famiglia di mostri- contadini.
Verna è una figura sadica, ma amorevole.
Ovviamente la morbosità del suo affetto va tutta in direzione dei  figli, mentre osserviamo la sua faccia spietata, sfatta e quasi pietosa una volta che ha spinto l’ultimogenito  prediletto a massacrare un innocente.
Innocente non completamente: nel film vediamo come anche rappresentanti delle forze dell’ordine possano essere ambigui e contigui ai cattivi.
Da valutare positivamente il personaggio dell’infermiera Lizzy, interpretato dalla giovane e brava Vanessa Grasse: rapita dagli evasi del riformatorio, si rivela un elemento importante per la riuscita della trama. Stephen Dorff è un altro attore, al pari della Allen, abbastanza noto in un cast che sfrutta principalmente, come sempre in questi casi, interpreti  non conosciutissimi.
Il soggetto comunque è di Tobe Hooper, mentre le maestranze sono tutte dell’Est Europa.
Patti La Salle https://www.youtube.com/watch?v=ARe2e7RVwkc

L’uscita americana segue poi di un mese quella italiana: ma era già successo con il campione d’incassi Annabelle 2.

Per quanto riguarda la colonna sonora,spicca la bellissima canzone It’s Over cantata da Patti La Salle e  risalente al 1960.
Essendo la parte principale della pellicola ambientata nel 1965, si sfruttano appunto brani risalente a quell’epoca.

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