A Metà del Giorno di Anna Gomes: romanzo di una donna che vive amore e sesso in un anno fondamentale per il suo destino Cultura Libri 6 Luglio 20176 Luglio 2017 di Romolo Ricapito E’ stato appena pubblicato il primo romanzo di Anna Gomes, “A Metà del Giorno“, Di Marsico Libri, 111 pagine, euro 14, prefazione della giornalista Enrica Simonetti. L’autrice si era già cimentata nella scrittura con una raccolta di racconti nel 2014 (“Qualcosa di noi“) e precedentemente con ben tre raccolte di poesie. La Gomes si propone con temi nostalgici che affluiscono dal passato, creando un utile ponte col presente. Il passato è importante ovviamente, perché nel recupero di atmosfere, tradizioni ormai desuete o amori (ricambiati o meno) determina la posizione dei protagonisti oggi. Essi sono più realizzati di quando, giovani e inesperti, commettevano errori che poi hanno inevitabilmente influenzato tutto il loro percorso, esistenziale e umano? La protagonista Adele è un’anziana domestica che si è accasata da ormai 50 anni presso una famiglia borghese di Bari. Morto il padrone di casa, sembra sentirsi comunque parte viva del nucleo che l’ha accolta, una componente autentica della famiglia. Di Adele capiamo che ha subìto una sorta di adattamento psicologico che ne ha fatto una donna serena, ma sicuramente priva degli affetti fondamentali, costituiti principalmente dalla creazione di una famiglia propria. E in realtà, con un abbondante excursus nel passato, Anna Gomes ci fa rivivere la prima giovinezza della sua protagonista, riproducendo il mondo contadino dal quale ella proviene, il dialetto, gli usi e costumi del nucleo di origine. Le verdure appena colte, ad esempio, pronte per essere cucinate o servite in tavola costituiscono l’alimentazione sana che rappresenta l’onestà e la sanità del corpo della popolazione della cittadina di Cisternino. Adele è una sorta di capofamiglia, ossia sostituisce la madre, morta prematuramente, nell’accudimento dei fratellini. Il padre appare come una figura solida, ma molto tradizionale. E cosi’ se ai fratelli manca il rituale più dolce dell’infanzia, “il bacio della buonanotte” da parte della madre scomparsa, si crea una sorta di parallelo con la Recherche di Proust, laddove Marcel era scontento quando la madre si scordava di salire nella sua camera per tale bacio, sorta di rito irrinunciabile che simboleggia l’attaccamento all’infanzia. Ma quel bacio negato si potrebbe estendere alla mancanza di punti di riferimento in Adele, che quindi subisce il fascino irrinunciabile di un conterraneo, Salvatore, una sorta di tombeur de femmes che per giunta la tradisce. Ma con una paesana dai facili costumi, o intesa come la “puttana” della situazione. Il testo dunque ripropone il dualismo classico, donna -madonna, o puttana, tipico della cultura del Sud Italia anni Cinquanta; ma l’azione si sposta ben presto a Roma dove Adele seguendo la cugina Antonia diventa donna di servizio in casa di Franca, una signora ancora piacente, vedova da poco e benestante. La Capitale è descritta nei luoghi classici e la storia propone vari passaggi: esistono delle svolte in apparenza lente, ma in realtà snelle e decisive. Andrea, 20 anni, figlio di Franca, viziato e capriccioso, diventa il nuovo corteggiatore di Adele, ma in maniera spiccia e imperiosa. In questo è, o parrebbe, uguale a Salvatore. Gli approcci maschili proposti dal romanzo avvengono in maniera classica, senza troppe intermediazioni o corteggiamenti. La donna è vista come un soggetto passivo. Ma “Lei” stessa si pone come tale, sperando nel deus ex machina romantico, frutto di fantasie che affondano in una cultura atavica e distorta. Esistono inoltre degli accenni ad aziende in crisi (siamo nel Dopoguerra: ma il paventato licenziamento di maestranze fa il paio con situazioni molto attuali) poi ci si sposta brevemente a Firenze, città della borghesia più colta. L’autrice ottiene ancora ottimi risultati laddove si spinge nella descrizione di situazioni che si affacciano senza indugio all’eros. Ma non si tratta di una scrittura corrispondente a certi canoni di altri autori “compiacenti,” tanto cioè con l’utilità di strizzare l’occhio al pubblico dal palato facile . E’ in atto la descrizione dell’amore che la protagonista incontra o meglio di quell’amore che, se fosse “sincero”, appagherebbe la sua sensibilità. Sussiste una virilità esaltata, della quale la donna è preda. L’educazione sentimentale della giovane donna, Adele, sembra avere la meglio sui temi di sottofondo proponendo la consapevolezza, raggiunta a gradi, della propria identità, che si rafforza necessariamente con l’esperienza amorosa, soprattutto però in quanto deludente. Il romanzo si potrebbe allora intitolare anche, citando una famosa canzone di Mina, Un Anno D’Amore. Quest’anno fondamentale e fenomenale per la protagonista, cioè trasgressivo e dunque straordinario nell’ambito di un’esistenza abbastanza piatta e che segna uno spartiacque tra la gioventù e una tranquilla maturità. Pubblicato il 29 Giu 2017 alle h. 11 : 19 .