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All’Università di Perugia gli studenti intervistano Miichele Ballerin, vice segretario Nazionale del Movimento Federalista Europeo (MFE)

Riportiamo il Dibattito Sull’Europa: Intervista A Michele Ballerin

a cura di Magda Lacasella

 

Lo scorso 26 novembre la sezione perugina del Movimento Federalista Europeo ha organizzato, presso la Biblioteca Villa Urbani, la proiezione del film diretto da Annalisa Piras “The Great European Disaster”. Nel film ci troviamo in un futuro non poi lontanissimo che vede l’Europa unita cessare di esistere, vittima ormai della crescita esponenziale delle tante forze nazionaliste interne al continente.
Tra i presenti alla proiezione anche il vice segretario nazionale del MFE Michele Ballerin.
In questa intervista abbiamo parlato di federalismo, Europa e i suoi possibili scenari futuri:immagine Dibattito sull’Europa: intervista a Michele Ballerin


La bandiera dell'Europa in Fiamme nel film di Antonella Piras
La bandiera dell’Europa in Fiamme nel film di Antonella Piras

1.Ciao Michele! Parlaci in breve del Movimento Federalista Europeo. Che cos’è e a cosa/chi si ispira?
Il MFE è un movimento politico – ma non partitico – fondato nel 1943 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e altri antifascisti, e che da allora si batte per realizzare l’unità politica dell’Europa. Lo fa cercando di influenzare gli attori politici e sociali (cittadini, associazioni, categorie, élites culturali e politiche) perché condividano il comune obiettivo dell’unità europea. La sua funzione – che è una funzione costituente – è di elevare il dibattito politico al di sopra della mischia, mostrando che la costruzione di un’Europa federale è un interesse vitale per tutti, indipendentemente dalle diverse posizioni politiche. Perché il federalismo è l’unico progetto in grado di dare risposte concrete alla crisi della democrazia in Europa.

2.Tu hai scritto il volume Gli Stati Uniti d’Europa spiegati a tutti, pubblicato da Fazi nel 2014: quali potrebbero essere secondo te i vantaggi di una federazione europea?
Ci vorrebbe più di un libro per rispondere a questa domanda. Ma possiamo provare a farlo in poche parole. Un’Europa federale riuscirebbe a realizzare ciò che per i singoli stati nazionali è impossibile, perché – molto semplicemente – nel mondo globalizzato del XXI secolo non ne hanno più i mezzi. Potrebbe esprimere il proprio enorme potenziale di sviluppo economico e sociale, diventando così la principale potenza economica del mondo. Potrebbe assumersi le proprie responsabilità come soggetto geopolitico forte in grado di stabilizzare le regioni del Mediterraneo, del Medio Oriente, dei Balcani e dell’Ucraina. Potrebbe promuovere una vera, efficace politica di sviluppo nel continente africano, andando così a risolvere alla radice il problema delle grandi migrazioni di massa. Infine, potrebbe esercitare la propria influenza per convertire, a livello planetario, il modello di sviluppo attuale con uno più sostenibile, in grado di contrastare il cambiamento climatico e le sue conseguenze. Per i cittadini europei sarebbe il mezzo più efficace per tutelare i loro interessi, nell’interesse di tutti gli altri.

3. Nel film “The Great European Disaster” ci troviamo in un ipotetico futuro dove l’Unione Europea non esiste più. È possibile che in futuro si verifichi un “grande disastro europeo”?
Purtroppo la risposta è sì. Se l’UE continuerà a restare ciò che è – ossia una federazione incompiuta, priva di un governo comune – non sarà in grado di mettere in campo delle politiche efficaci per affrontare le tante emergenze che la stanno assediando. I grandi problemi resteranno irrisolti e i cittadini decideranno che l’Europa è solo un inutile ingombro, un vincolo che non dà benefici in cambio dei sacrifici (pur necessari) che a volte impone. Sarebbe un errore madornale da parte degli europei, naturalmente, ma la responsabilità maggiore appartiene alle istituzioni europee e a chi attualmente le controlla, cioè ai governi nazionali. Sono i governi – gelosi di sovranità con cui non sanno più cosa fare in concreto – a boicottare sistematicamente il processo di integrazione europeo impedendo che giunga alla sua logica conclusione: un’Europa federale, ossia democratica e solidale. C’è solo un modo per uscire da questa impasse: una riforma delle istituzioni europee, a partire da quelle dell’Eurozona.

4.Hai paura che con la vittoria di Trump venga a mancare una “sponda” importante per l’Europa? Oppure può rappresentare un’occasione importante per permettere all’Europa di crescere e riformarsi?
Come molti, considero l’elezione di Trump una brutta notizia. Ma bisogna riconoscere che, paradossalmente, potrebbe avere effetti positivi da questo lato dell’Atlantico. Potrebbe significare la fine di una tutela americana che ha permesso all’Europa, per decenni, di spogliarsi delle proprie responsabilità geopolitiche. L’Europa potrebbe vedersi presto costretta a riempire il vuoto che un ritiro degli USA dal Mediterraneo e dal Medio Oriente aprirebbe. E siccome potrebbe riuscirci solo muovendosi compatta, sarebbe obbligata a predisporre una difesa comune al servizio di una politica estera comune.

5.Tornando alle attività del MFE: il prossimo 25 Marzo ricorreranno i 60 anni dei Trattati di Roma. È in programma una manifestazione nella capitale in cui il Movimento parteciperà insieme ad altre associazioni europeiste. Quale vuole essere l’obiettivo e il significato di tale manifestazione e cosa occorre fare perché abbia un seguito in futuro?
I federalisti ritengono che il 25 marzo non dovrebbe essere solo una cerimonia, ma l’avvio di una riflessione seria sulla necessità di riformare le istituzioni europee, per mantenerle fedeli alla concezione dei padri fondatori, primi fra tutti Altiero Spinelli e Jean Monnet. Sessant’anni fa l’Europa fece ai suoi cittadini una promessa che oggi deve mantenere: la Dichiarazione Schuman, con cui il processo di integrazione ebbe inizio nel 1950, fissava chiaramente l’obiettivo della federazione, e anche oggi i trattati europei impegnano gli stati membri a una “ever closer union”.
Marzo 2017 dovrà essere l’inizio di un percorso di riforme istituzionali che vadano in questa direzione, traghettando l’Europa da una fallimentare, mortificante gestione intergovernativa a un assetto federale, con un governo efficiente espresso dalla volontà dei cittadini. Questo naturalmente è un invito a chi ci legge: più gente verrà a Roma con noi il 25 marzo prossimo, più forte sarà il segnale che lanceremo alle istituzioni.

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