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Sono una donna Sono la Santa: Daniela Santanchè svela nel  nuovissimo  libro di memorie di avere congelato i suoi ovociti, forse per diventare ancora mamma nella maturità

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di Romolo Ricapito

Sono Una Donna, Sono la Santa di Daniela Santanchè per la collana Madeleines di Mondadori Electa, 17 e 90 euro, 176 pagine , è l’autobiografia abbastanza riuscita di una donna indomita e decisa che ha dovuto conquistare l”indipendenza presto, anche  tramite la rigida educazione del padre Ottavio,  imprenditore dei trasporti per camion e spedizioni, già Presidente del Cuneo calcio.

Sono la donna che usa i ferri per lavorare il cachemire e la spada per trafiggere i prepotenti“, scrive verso l’inizio.

daniela-santanchè-a-radio-cusano-campus-sui-fatti-di-coloniaUna donna che non abbraccia per nulla  il femminismo e   rivela di essere finanche geisha per il suo uomo di turno.

“Di uomini ne ho avuti esagerando cinque”, scrive anche, mettendo la museruola ai  frantendimenti che la vedono come una Pitonessa aggressiva e mangiatrice del genere maschile .

Non datela, quando la date è finita“, scrive come suo personale consiglio alle donne (pagina 71).

Un altro suo motto, mutuato dal genitore, è : comanda chi paga.

Apprendiamo tra l’altro che pitonessa è l’altro nome di Pizia, sacerdotessa del tempio di Delfi, vergine.

Nella prima parte il carattere di Daniela  Garnero, questo il nome all’anagrafe, si  scontra come accennato con quello di Ottavio, il padre. Più tranquillo e tradizionale il legame con la madre Delfina Chiapello.

Meno attraente della sorella maggiore, meno accondiscendente del fratello minore (rispettivamente FiorellaMassimo) Daniela è la pecora nera di mezzo, quella delle scelte controcorrente.

Andrà a raccogliere fragole  a Peveragno (Cuneo) per ottenere i  soldi necessari e  recarsi  a Londra, meta e sogno della sua primissima giovinezza. Ma il denaro guadagnato è insufficiente: dovrà dunque pulire  i bagni dei camionisti e gli uffici dell’azienda paterna ovviamente su “ordine” di Ottavio. Questa educazione vittoriana ne tempra il carattere: vuole studiare scienze politiche e ottiene facilmente  la laurea, sviluppando idee di destra in Ateneo   e adottando tacchi alti e vestiti sexy come opposizione all’omologazione della sinistra.

La madeleine proustiana di Daniela è la Citroev cv, auto della sua giovinezza, che abbandona per pagarsi gli studi.

Daniela Santanchè alla prima della Scala di Milano,ironicamente rappresentata
Daniela Santanchè alla prima della Scala di Milano con Alessandro Sallusti, ironicamente rappresentata come un noto deodorante per auto

Ma la madeleine più recente (e rappresentativa) della Santanchè attuale è l’abito verde indossato alla Scala il dicembre 2015. Una mise “occasionale” che la rende virale sul web oscurando la rappresentazione e le altre ospiti.

La Santanchè è orgogliosa particolarmente  dell’aggettivo santanchiano, attinente alla destra santanchiana e del quale parla anche la Treccani.

Diventata moglie del chirurgo plastico Paolo Santanchè lo rende popolare grazie a un encomiabile lavoro quasi da “ufficio stampa”, procurandogli clientela altolocata e vip. Formano dunque una ditta: e la Garnero tratterrà il cognome, col consenso del coniuge, dopo il divorzio ( anzi l’annullamento) del matrimonio.

Con decreto del Presidente dela Repubblica, Daniela sarà per sempre Garnero Santanchè.

La parte meno riuscita del libro è quella di mezzo, laddove l’esponente del Pdl si dice contraria al matrimonio omosessuale. Non perchè la sua opinione non sia rispettabile, ma si dilunga troppo sul tema, sulla storia dell’utero in affitto assimilabile al bancomat senza dire nulla di diverso dal risaputo, parlando finanche di Elton John e citando Oriana Fallaci (ma lo farà più di una volta: Oriana è il suo archetipo).

Legata da una profonda amicizia con Flavio Briatore (anche lui di Cuneo) è la prima depositaria della rivelazione che l’imprenditore ha un cancro al rene, aiutandolo fattivamente  col suggerirgli  un luminare che lo operererà seduta stante . La politica è sangue e merda, scrive  Santanché: accorata e accesa è la sua descrizione della protesta fatta per la chiusura del ramadan fuori del Teatro Ciak a Milano nel 2009.

La deputata si  schiera con le donne islamiche uccise dai familiari, come Hina e Sanaa e propone una legge contro    il burqa, che è bocciata dalle sinistre . Viene condannata per avere “turbato la manifestazione” a 4 giorni di galera e 1.100 euro di multa ma rimedia anche  delle fratture alle costole  a causa dell’aggressione di due individui stranieri , identificati; uno di essi  con legami non proprio limpidi.

Conti correnti pignorati e conto in rosso per un fido: ma non vuole pagare quella somma che ritiene le sia stata chiesta ingiustamente, o quasi estorta .

Santanchè si  scioglie per il figlio Lorenzo, ventenne, che a 16 anni spedisce a Londra per  studiare affinché diventi indipendente dalle sue “grinfie”.

Lorenzo è nato dal legame con Canio Mazzaro , imprenditore. che le preferisce un’altra donna. Ma lei non si dispera: “non parlo male del padre di  mio figlio”. Finanche congela i suoi ovociti: chissà, sarà madre nella terza età..

La biografia va riassunta come quella di una donna che usa il bastone e la carota.

La carota, o le maniere dolci, sono anche per Silvia, una nipote rimasta orfana di madre ( perita in un incidente d’auto). Le forze si concentrano nel creare impresa, anche nel divertimento: il Billionaire con Briatore in Sardegna e il Twiga Beach in Versilia sono anche delle sue invenzioni e danno lavoro a molti, così come l’acquisto di riviste come Ciak, Novella 2000, Visto etc (ma il lavoro in redazione è concentrato in una quindicina di giornalisti per testata).

L’attualità più stretta è rappresentata dalla sua empatia con Donald Trump, che ha conosciuto in passato e che approva incondizionatamente come l’altro suo idolo (e altro tycoon)   Silvio Berlusconi    difeso ideologicamente con le unghie e con i denti. E poi Giulio Andreotti, che “battezzò”  l’ingresso in politica della “santa”. Ma per sapere il resto occorre leggere questo libro che va bene sia come divertissement che per gli ammiratori (o i detrattori) della Santanchè. La lettura è piacevole, condita da alcune citazioni colte.

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