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Indro Montanelli: l’integralista illuminato – di Cosimo Imbimbo

Montanelli l'integralista illuminat

di Cosimo Imbimbo

Montanelli, l'integralista illuminat
Montanelli l’integralista illuminato

Indro Alessandro Raffaello Schizogene Montanelli (Fucecchio, 22 aprile 1909 – Milano, 22 luglio 2001) è stato un giornalista, saggista e commediografo italiano. Giornalista dalla prosa secca e asciutta, era in grado di spaziare dall’editoriale al reportage e al corsivo pungente. Fu per circa quattro decenni la bandiera del primo quotidiano italiano, il Corriere della Sera, e per vent’anni condusse un importante quotidiano d’opinione da lui stesso fondato, il Giornale. Fu autore di libri di storia cui arrise un vasto successo. In ognuno di questi ruoli seppe conquistarsi un largo seguito di lettori. Nel pensare al rapporto tra filosofia e politica nell’Italia del XXI secolo, risulta inevitabile il pensiero ad una figura come Indro Montanelli. Anche chi non avesse conosciuto a fondo Montanelli, una sua frase certo se la ricorderà, forse quella che più fece epoca o scalpore: “Turatevi il naso ma votate DC”. Così parlò Montanelli nel 1974, e si può dire che lo slogan ebbe grande efficacia, contribuendo in maniera determinante a bloccare l’avanzata del PCI che, allora, era sicuramente satellite dell’Unione Sovietica. Montanelli difese per tutta la vita l’Italia repubblicana, nella sua alleanza atlantica, e pur di non cedere alla minaccia comunista invitò i suoi elettori e votare DC, anche turandosi il naso, lui che simpatizzava per il Partito Repubblicano, ma consapevole che fosse l’unico modo di ostacolare l’impetuosa avanzata del Comunismo che, nel nostro piccolo e pericoloso paese, avrebbe potuto portare “maggiori guai”.

Pierpaolo Pasolini
Pierpaolo Pasolini

E in questo, anche se il parallelo potrà non piacere a qualcuno, dobbiamo riconoscere come Montanelli fu assai vicino ad un uomo di sinistra come Pier Paolo Pasolini: i due non si conobbero mai, forse avevano una certa diffidenza l’un dell’altro, e tuttavia è pure evidente una stima che almeno da Montanelli riservava al poeta friulano che, all’epoca del ’68, si era schierato a favore dei poliziotti, per lo più figli di povera gente del Sud Italia, piuttosto che non con i “falsi rivoluzionari” sessantottini, figli di papà, che dopo le violente manifestazioni tornavano a casa a mangiare dalla mamma. Fu perentorio riguardo l’ingresso del Cav. di Arcore in politica:“Berlusconi è un uomo che ha risorse inimmaginabili, che ha della verità un concetto del tutto personale, per cui la verità è quello che dice lui. E a questa sicumera, forse a forza di dire bugie, ci crede, forse diventa bugiardo in buona fede perchè questo lo faceva anche prima”.

Tutto ciò gli costò l’uscita dal suo amatissimo “GIORNALE”. Come era già capitato con la nascita del “Giornale”, Montanelli sapeva di essere solo, ma nemmeno questo gli dispiaceva. Sapeva bene che solitudine e libertà sono sorelle, “In Italia, addirittura gemelle”. Ma nemmeno un virtuoso della misantropia come lui, “uno che sta in mezzo agli altri per sentirsi più solo”, come aveva detto Longanesi, poteva immaginare quanto. Per lui essere un libero pensatore significa essere capaci di formulare un pensiero che elabora la propria posizione su un determinato argomento e per fare questo non è necessaria una grandissima intelligenza, nè una cultura eccezionale. Serve invece capacità critica sulle cose, sulla visione propria del mondo o sui modelli proposti e trasmessi dalle istituzioni sociali, come la scuola, la famiglia, l’intera società attraverso i mass-media. Non è facile per nessuno adattarsi, accettando cambiamenti sia in meglio che in peggio, è necessario che un pensiero libero porti la consapevolezza e ci faccia accettare quello che è ragionevolmente giusto. Ogni persona è diversa dall’altra, lo standard è comodità, ma non libertà. In realtà, al momento di fare i conti col passato, Montanelli si scopre ammiratore della tradizione socialista.

[Retrospettiva] La storia di Silvio Berlusconi. Nella foto Silvio Berlusconi con Indro Montanelli in una foto di inizio anni novanta

Continua a nutrire scarsa simpatia per il “cretinume massimalista che ha sempre dominato nel partito” ma esalta il socialismo umanitario, al servizio dei deboli, quello delle lotte per la dignità dei lavoratori e l’alfabetizzazione, che tanto ha contribuito al progresso sociale e civile dell’Italia. Non è un’eresia, anche se la pronuncia un uomo “di destra”. In fondo Montanelli ha compreso che liberalismo e socialismo sono due facce della stessa medaglia. Nel perfetto umanesimo essi devono fondersi necessariamente, perché l’uomo è tanto singolo, “individuo”, quanto “essere sociale”. Suonando come eco fetidamente mieloso le parole di Montanelli appaiono sempre più oro colato versato in una valle di lacrime e sofferenza: “Una delle eterne regole italiane: nel settore pubblico, tutto è difficile; la buona volontà è sgradita; la correttezza, sospetta. Per questo, le persone capaci continueranno a tenersi a distanza di sicurezza dalla “cosa pubblica”, lasciando il posto ai furbastri (magari bravi) e alle mezze cartucce (magari oneste).” “In Italia non c’è una coscienza civile, non c’è un’identità nazionale che tenga insieme uno Stato federale e garantisca la civile convivenza delle sue parti. Invece io vedo solo nell’Italia Cisalpina qualche barlume di coscienza civile e una vocazione europea. Altrove, invece, è un disastro difficile, se non impossibile, da rimediare.” “Noi l’Italia la vediamo realisticamente qual è: non un vivaio di poeti, di santi e di navigatori, ma una mantenuta costosa e scostumata”. “Il bordello è l’unica istituzione italiana dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto”.

 

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