STORIE VERE DI ELEONORA DANIELE: nel volume edito da RAI ERI la cronaca diventa romanzo, ma anche denuncia sugli abusi contro le donne Attualità Cronaca Libri 30 Dicembre 2015 “Casi come quello di Annamaria Franzoni, Melania Rea ed Elena Ceste, assieme a quelli di altre vittime, ma meno conosciute, e inoltre nuove storie reinventate riguardanti icone della sofferenza appartenenti alla società attuale” di Romolo Ricapito In Storie Vere, Tra Cronaca e Romanzo, edito da Rai Eri, Eleonora Daniele, conduttrice e autrice televisiva, ci propone un suo reportage su casi di cronaca nera che coinvolgono maggiormente le donne. Alcuni di essi sono molto famosi e già trattati nel programma di Rai Uno che la Daniele conduce con successo nel prime time, appunto Storie Vere . L’originalità del volume sta nell’inserimento di nuove storie, magari ispirate da personaggi già ospitati negli studi televisivi, ma totalmente reinventate per offrire al lettore spunti che rimandino a realtà attuali, conosciute o meno, da esplorare come in un romanzo, o meglio in un appassionante racconto. Eleonora Daniele dunque fa il suo esordio come scrittrice: le storie “ripensate” sono scritte in corsivo, per distinguerle da quelle reali, riportate in tondo. Colpiscono immediatamente le vicende di Giulia e Vera, separate nel libro, ma con similitudini in comune . Ambedue cinquantenni, benestanti (o ricche) ma con un handicap: la dipendenza dalle figure maschili che le hanno trasformate in finte principesse. Nel caso di Giulia, il benessere acquisito fa a pugni col suo passato di figlia adottiva e dunque dopo la morte del marito, per un infarto, diventata erede di una fortuna consistente anche in immobili di grande pregio, ecco la minaccia. Il ricatto, cioè del quale è vittima il suo unico figlio da parte della criminalità organizzata con la quale il giovane ha contratto dei debiti, la pone di fronte a un bivio. Cedere al figlio (ma non erede, in quanto escluso dal testamento) tutti i suoi beni diventando collaboratrice domestica e cliente delle mense per i poveri è un risvolto davvero incredibile. Il berretto sporco, ritrovato per strada e lavato con foga e furia col sapone, da lei indossato e reso come nuovo, è lo spartiacque di una rinascita. La forza di Giulia sta nel carattere, nelle possibilità mai esplorate, nelle sue doti nascoste perché addormentate da una vita quieta . La privazione di tutto la porta dunque a una nuova vita concretizzatasi con un un incontro che le apre nuove strade. Anche nel caso di Vera, il benessere e la ricchezza sono un valore aggiunto che non la rendono felice. Insoddisfatta dal marito che la dà per “scontata”, un oggetto da esibire in società, si rivolge tramite un sito internet di incontri a un escort. Ma questo incontro si rivela meno trasgressivo del previsto: una sorta di storia alla Pretty Woman al contrario e la protagonista, che non aveva mai fatto esperienza fuori dalle quattro mura, riparte da zero con un incredibile giro di vite. Donne ricche, insoddisfatte, riabilitate, dunque. Uno dei casi veri che il libro presenta è quello di Elena Ceste, introdotta con tecnica cinematografica che ricorda il filmViale del Tramonto di Billy Wilder (1950). Annamaria Franzoni Anche qui, come nel caso della vittima (in quel caso maschile) di quella vecchia pellicola, la Ceste ci parla in prima persona, rivedendo il delitto compiuto secondo l’accusa dal marito, Michele Buoninconti. Uccisa nel letto coniugale, dunque, poi trasportata nuda all’addiaccio e nascosta in un posto impraticabile. L’intento di Michele era sempre stato quello di raddrizzarla, lei madre di quattro figli , timida e obbediente. Il caso della Ceste si lega, per clamore mediatico, a quello di Annamaria Franzoni. Velocemente, ma efficacemente, Eleonora Daniele ricorda questa celebre storia di cronaca nera che appassionò gli italiani e le televisioni e che ha avuto uno strascico amaro: la richiesta, da parte di uno degli avvocati della donna, Carlo Taormina, di 770 mila euro, magari pagabili con la casa del delitto, quella di Cogne, da rivendere, secondo l’intento del legale. Carlo Taormina Il segreto della personalità della Franzoni e della sua impenetrabilità è riassunto con l’insicurezza, maturata dalla troppa protezione del nucleo familiare originario e del marito, Stefano Lorenzi, successivamente . Questo meccanismo protettivo avrebbe prodotto una specie di sdoppiamento. Le contraddizioni di Annamaria emergono con la frase: ho pianto troppo? rivolta ai presenti dopo un servizio televisivo nel quale si era lasciata (volutamente?) troppo andare. Samuele, il bambino di tre anni colpito in testa da 17 colpi era stato definito in pubblico, prima del delitto, dalla Franzoni al cospetto di alcune amiche un nanetto dalla testa grossa. Per il resto è come se la “misteriosa” Annamaria rivivesse i fatti elaborati attraverso delle sue precise accuse, fatte ad esempio, contro i vicini di casa: ma in realtà accuserebbe con un insolito transfert proprio se stessa. Nel libro ricorre il tema delle adozioni, come quello della ragazza bulgara, Katia, che ritorna in patria per ritrovare le sue radici. Massimo Bosetti E’ il racconto più romanzesco, o letterario, che rielabora però il dramma della povertà dei paesi dell’Est: la Bulgaria è la nazione europea con meno nascite e più abbandoni. Ambigua è la storia (vera) di Ester Arzuffi, madre di quel Massimo Giuseppe Bossetti accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. I suoi segreti (tre figli avuti da due relazioni extraconiugali, che il legittimo marito ignorava) riemergono dall’esame del dna ordinato dagli inquirenti ed effettuato su un cadavere, il vero padre di Bossetti e della sua gemella. Al di là del caso di cronaca, il racconto vuole riassumere (“come in un giallo di Simenon“) verità sottaciute che riemergono impietosamente per fatti imprevedibili e imprevisti. Nelle storie “inventate” spicca quella di Donatella. Ancora una figlia adottiva, ma con un legame col padre, in particolare, di straordinaria simbiosi affettiva che sfocia nell’aiuto estremo : l’accompagnamento dell’uomo, malato di Parkinson, da Olbia a Basilea, in una clinica della dolce morte. eutanasia La storia apre uno spiraglio su un problema attualissimo, quello dell’eutanasia, che molti italiani affrontano dove essa è permessa, o tollerata. Dalla personalità di Donatella emerge la convinzione di una scelta giusta, che non le lascia sensi di colpa. Mentre con la storia O.O uno Spettro per amico sembra che l’autrice si sia voluta divertire a stemperare la tensione del resto con la mania di certe persone per l’occultismo, i fantasmi. E Ortensia è l’emblema di questa convinzione, che viene però concretizzata con un rapporto molto ravvicinato con uno spettro del Settecento , un uomo particolarmente bello e affascinante . In pratica, un rapporto carnale, che riporta la narrazione , attraverso questa metafora, su un piano surreale, ma non tanto. Anche perché i miracoli, come quelli delle madonne piangenti, vengono rappresentati dalla storia (vera) di Pina, casalinga del messinese che vede piangere l’icona di Gesù della camera da letto, poi una statuetta della Vergine Maria, infine ecco tante guarigioni inspiegabili di persone condannate da mali incurabili abitanti nel suo paesello, il borgo di Giampilieri Marina o nei suoi dintorni . Qui Eleonora Daniele non dà un giudizio, affidandolo a chi ha fede . Maria Cristina Omes In questo viaggio, rapido ma efficace, interessante, privo di infingimenti ma nello stesso tempo di compiacimenti, domina il caso di Maria Cristina Omes e dei due figli , Giulia di 5 anni e Gabriele di 20 mesi massacrati dal capofamiglia,Carlo Lissi, che li vedeva come un ostacolo per il raggiungimento della felicità, rappresentata nella sua mente dalla conquista di una collega di lavoro, che lo aveva allontanato perché, appunto, sposato. Da una frase, detta quasi per caso dalla donna da conquistare (“se tu non fossi sposato, etc…),,nasce in Lissi la voglia di eliminare quelli che considera “ostacoli” e non persone, per il raggiungimento di un scopo ipotetico e del tutto folle. La figura di Lissi è paragonata da Eleonora Daniele a quella di Salvatore Parolisi, condannato a 30 anni per l’uccisione della moglie Melania Rea. Melania rappresentava appunto l’ostacolo, l’intralcio alle storie clandestine tra il caporalmaggiore dell’esercito e le sue amanti. Eleonora Daniele conduce “Storie Vere” “Storie Vere” di Eleonora Daniele va raccomandato perché non è un prodotto che vuole sfruttare la notorietà televisiva del personaggi, della trasmissione o della sua stessa autrice, ma che si impone per inventiva e impegno. E’ chiaro che la Daniele si sente trasportata dalle storie che racconta, soprattutto perché vissute da donne come lei. Donne però alle quali è stato impedito di raccontarcele, per cause di forza maggiore, da persone ambigue e violente , spesso i loro stessi mariti o stretti familiari, che si atteggiavano con una doppia personalità davanti alle telecamere. Dunque Eleonora Daniele è il filtro per denunciare una condizione femminile offesa dal femminicidio, dalla concezione atavica che la donna è proprietà e non soggetto pensante.