Ma i giornalisti pubblicisti non devono essere considerati per forza come i salumieri della professione Attualità Cultura 3 Dicembre 20154 Dicembre 2015 di Romolo Ricapito Si è svolto di recente a Bari un congresso di giornalisti, nel quale si è fatto il punto della situazione sul mestiere, che non naviga certo nell’oro :addirittura, per la maggior parte degli iscritti all’Ordine dei Giornalisti, esso pare essere arrivato alla…frutta, a causa della crisi di molte testate che chiudono, licenziando o decimando le redazioni. E dunque mi sono ritrovato a sentire le solite frasi in una intervista televisiva a proposito dei giornalisti pubblicisti, quelli cioè che possono svolgere anche un’altra professione. Benedetto Croce “Un tempo tra i pubblicisti c’era Benedetto Croce, adesso hanno preso il suo posto i salumieri“. Non è la prima volta che ascolto questo giudizio: la stessa persona, altolocata, aveva espresso una simile valutazione presso la sede di Bari dell’Ordine: “non voglio rimanere iscritto assieme a meccanici e salumieri”. Ma se un pubblicista non svolge la professione in maniera esclusiva, anche perché i compensi per tale categoria sono miseri, non c’è niente di male a fare il salumiere! Il termine dunque è stato usato in modo dispregiativo: ma esistono salumieri colti e preparati, anche laureati, che portano avanti il negozio di famiglia, rinnovando una professione che è stata messa in discussione dai supermercati e dai centri commerciali. Le salumerie, per sopravvivere, da un lato hanno moltiplicato le offerte, ma anche la disponibilità di alimenti tipici e venduti in maniera esclusiva, che la grande distribuzione a volte trascura. Ma, al di là di questo, sentirsi al di sopra solo perché si è in possesso di una carica qualsiasi, non autorizza a dare agli altri, in questo caso dei colleghi, la “patente” di salumieri. Ormai,poi, molti che si avvicinano alla professione non vogliono diventare in seguito professionisti, perché questo titolo che una volta offriva maggiori tutele e garanzie adesso è svalutato dall’esistenza di troppi giornalisti diventati nel tempo “professionisti” ai quali i giornali non possono offrire contatti vantaggiosi. Spesso si utilizzano i pubblicisti per le collaborazioni perché più a buon mercato e contrattualizzati con più facilità. Definire inoltre il prossimo con l’attribuzione di mestieri considerati “umili”, se non “volgari”, aderisce a una spocchia culturale di molti giornalisti che, credendosi unici forse perché sono entrati nella “casta” da anni, credono di avere il diritto di colpire con la sciabola, anziché col fioretto, i sottoposti o i presunti tali. Se proprio non vogliono essere reputati alla stregua dei commercianti più volte citati (“salumieri”) perché non fanno autocritica ? Non credo che i “grandi” del giornalismo, o della letteratura (Manzoni, ad esempio) abbiano mai usato questi comportamenti. Avere conquistato una piccola carica non autorizza all’insulto. Infine classificare alcuni presunti “ignoranti” bollandoli come “salumai”, è oltre che incivile davvero offensivo e intollerabile.
il salumiere almeno ha la sua pagnotta, ma i giornalisti, in specie i pubblicisti, fra poco chiederanno un panino alla Charitas. Forse quel solone di giornalista (con la maiuscola?) non lo sa che il giornalismo ormai non si avvale più dei giornalisti di professione, ma la inclusione democratica della informazione e la sua evoluzione, ha spinto verso il basso il produttore delle notizie? conosce come è cambiata la BBC? e chi sono i suoi giornalisti? abbracci nicola c Rispondi